L’amore attraversa e permea di sé le storie delle nostre vite. Molti autori, filosofi, scrittori poeti e ovviamente psicoanalisti hanno intrapreso la difficile ricerca della comprensione della natura sfuggente dell’amore, ma nonostante il fatto che l’amore sia stato oggetto di moltissimi studi e ricerche, di racconti poesie e meravigliosi dipinti e addirittura edifici, nonostante sia stato studiato attraverso i secoli e nelle culture più diverse, nonostante tutto ciò, la natura sfuggente dell’amore non riesce mai ad essere spiegata in modo conclusivo. Noi continuiamo a cercare di capire quello che rimane un mistero, “un volo di metafore” come lo definisce Julia Kristeva.
Che cosa è quella cosa che chiamiamo amore? In prima istanza l’amore indica e rappresenta l’esistenza di qualcuno sul quale si rimane impressi, e al quale si rimane attaccati. L’amore è “una violazione della nostra illusione d’indipendenza….la misteriosa alchimia della interpenetrazione reciproca con la soggettività dell’altro” Grotstein, 2000) L’amore è quando siamo di fronte ad una normale e adattiva idealizzazione nella quale ciascun amante fa dono del proprio Sé all’altro, “quando c’è il desiderio struggente di essere uniti per sempre con un’altra persona” (Bergmann, 1997). E’ “un punto di intersezione tra desiderio e realtà . L’amore rivela la realtà del desiderio e crea la transizione dall’oggetto erotico alla persona amata” (Kernberg, 1995)
Fino a questo punto la psicoanalisi non ha ancora sviluppato una definizione dell’amore autonoma. Freud suggeriva che Eros fosse una forza così forte che catturava le sue vittime nella trappola dell’amore, così che l’accoppiamento potesse avere luogo, una sorta di meccanismo chimico, un progetto di sviluppo Darwiniano per preservare la specie. Ma io credo che sebbene la psicoanalisi non abbia ( finora) prodotto una definizione propria, ciononostante possa spiegare se non proprio “Che sia l’amore”, almeno ciò che accade a livello intrapsichico quando ci si innamora.