Il Cuore chiede il Piacere – dapprima –
E poi – l’Esenzione dalla Pena –
E poi – quei piccoli Lenimenti
Che attenuano la sofferenza –
E poi – addormentarsi –
E poi – se questa fosse
La volontà del suo Inquisitore
Il privilegio di morire

Emily Dickinson, “Amherst” (1862)

Ferdinand-Hodler-Valentine-Gode-Darel

Ferdinand Hodler: dipinti di Valentine Godé

Ferdinand Hodler nacque a Berna il 14 marzo 1853. Nel 1915 la malattia e la morte della sua amante, Valentine Godé-Darel, lo sconvolse notevolmente; da quest’esperienza traumatica creò una serie notevole di pitture che ne documentano la lenta ma inesorabile fine.

Lo sguardo del pittore si è fermato su un dettaglio che trasforma tutto, lo sguardo dell’amata che muore. L’avvicinamento emotivo ed empatico che segue allo sguardo si trasforma qui in un’impassibilità verso la sofferenza dell’amata, in nome della superiore necessità dell’arte. Quando si comincia a guardare, a non girare la faccia dall’altra parte per evitare la sofferenza o il disagio, si assume una responsabilità reciproca, che trasforma entrambe le parti. Ma per Hodler questa trasformazione è tale in quanto trasformazione dell’oggetto artistico, e non della relazione con l’amata che cessa di esistere. Ugualmente lo sguardo di Valentine diventa sempre più denso di odio e di disperata impotenza. Impotenza verso la morte, dunque, ma anche impotenza verso l’amato, insensibile fino all’ultimo.

Ferdinand-Hodler-cher-de-soleil-sur-le-lac-Leman

Ma c’è un ultimo dipinto, straordinario, appartenente a questa serie, che ribalta il giudizio severo su Hodler: Coucher de soleil. Si tratta di un paesaggio anche qui, come l’acquerello di Sargent, ripreso in soggettiva, ovvero dal punto di vista del pittore. Non è però un dipinto en plein air, all’aria aperta, come Sargent a Corfù. E’ preso dalla finestra della stanza dell’ospedale, dove lui assiste a Vevey alla malattia di Valentine. Penso a quante volte, nella stanza dei nostri pazienti, o dei nostri cari, ci siamo soffermati al paesaggio alla finestra. Uno sguardo che si sposta verso una realtà esterna, che continua. Qui, la più vuota delle immagini, questo tramonto. La fine di una vita.


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